Chi come me è alle prese con la delicata fase dello svezzamento potrà trovare utili alcune informazioni che voglio condividere in qualità di mamma. Premettendo che ogni scelta va concordata con il proprio pediatra, ritengo tuttavia che sia importante documentarsi personalmente per affrontare con consapevolezza questa tappa importante della vita del proprio bambino.
Parliamo quindi di svezzamento, o sarebbe meglio dire, di divezzamento o alimentazione complementare, ovvero del momento in cui il latte, non assicurando più un ottimale apporto giornaliero di energia e nutrienti quali proteine, zinco, ferro e alcune vitamine, smette di essere l’alimento esclusivo del bambino.
Il latte materno è l’alimento naturale per la crescita e lo sviluppo del neonato; nei primi sei mesi di vita può soddisfare tutte le esigenze nutritive e fornisce i componenti essenziali di cui il lattante necessita per uno sviluppo ottimale.
Dopo i sei mesi, il latte materno (o di formula) da solo non è più sufficiente a soddisfare il crescente fabbisogno nutrizionale per cui l’alimentazione va integrata con cibi complementari idonei.
Non solo: lo svezzamento di norma viene introdotto ai sei mesi in quanto generalmente è in quel momento che il bambino acquisisce gradualmente la capacità di svuotare il cucchiaio con le labbra, mordere e masticare che consentono l’introduzione di alimenti di diversa consistenza (in purea, tritati, a pezzetti) fino al raggiungimento di tutte le abilità motorie come portare autonomamente il cibo alla bocca, bere da un bicchiere usando entrambe le mani.
Si parla di alimentazione complementare, nel senso che gli alimenti introdotti non “sostituiscono” ma “integrano” il latte materno; l’allattamento al seno, seppur non più esclusivo, dovrà continuare anche dopo l’introduzione di altri alimenti, ed è auspicabile che tale pratica prosegua fino a quando bambino e madre lo desiderino, anche oltre l’anno di età.
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Ti suggerisco di seguito alcune letture interessanti per approfondire l’argomento, per scegliere la tipologia di svezzamento che più rispecchia il proprio modo di pensare e le abitudini della famiglia, in modo da poter concordare con il pediatra il giusto percorso di introduzione dei cibi nell’alimentazione del proprio bambino.